Kesselring fu il comandante delle forze armate tedesche durante la Seconda guerra mondiale. Si macchiò di atroci crimini di guerra. Lampante fu l’eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma il 23 marzo 1944, quando per rappresaglia ad una azione di guerriglia ordinò la fucilazione di dieci italiani per ogni tedesco caduto. L’ordine proveniente direttamente da Hitler era ancora più severo (e questo gli fu riconosciuto anche in sede di processo), ma vergognoso fu il suo atteggiamento di includere nella lista dei condannati a morte anche inermi ed inconsapevoli passanti per le strade di Roma pur di arrivare al numero stabilito. Dopo la caduta di Roma, fu un abile stratega nella difesa della linea gotica bloccando a lungo l’avanzata degli Alleati. Per costruire fortificazioni ridusse in schiavitù gli ebrei deportati da Roma e anche le locali popolazioni. Anche in questo periodo il suo atteggiamento da pugno di ferro contro la ribellione partigiana fu tipico della sua fama: le truppe tedesche ai suoi ordini commisero numerosi crimini rendendosi responsabili di continui ingiustificati e violenti massacri ai danni delle popolazioni civili estranee al conflitto (Stia, Civitella, Fucecchio, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto). Durante l’occupazione tedesca in Italia furono uccisi circa quaranta seimila civili di cui oltre settemila ebrei e fucilati oltre novemila partigiani. Deciso a resistere fino all’ultimo, si arrese solo il 2 maggio 1945, quando ormai anche l’ultima speranza era tramontata.
Fu inizialmente condannato a morte da un tribunale militare internazionale per orrendi crimini di guerra, ma grazie alla intercessione di Churchill la pena fu tramutata in ergastolo. Nel 1948 ebbe una riduzione della pena a 21 anni di carcere e nel 1952 fu scarcerato per motivi di salute. Quando ritornò in Germania dichiarò che non aveva niente di cui pentirsi, ma al contrario esclamò che gli italiani dovevano fargli un monumento. Come risposta Kesselring ebbe un componimento in versi dall’ex partigiano Piero Calamandrei che scrisse:
“Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA”
Kesselring morì in Germania per un attacco cardiaco nel 1960 senza mai rinnegare il suo operato durante la guerra, né il suo credo nel nazismo di Hitler.
Sabrina Sprugnoli