Sicuramente uno dei libri più belli che ho letto! Questo libro parla dei Nelson Mandela, dell’apartheid in Sudafrica e di come è riuscito a diventare uno dei leader più grandi del mondo. Per capire Mandela bisogna capire anche le grandi persone a cui si è ispirato prima e dopo essere diventato presidente come gli inglesi da cui imparò l’importanza dello studio, dell’onore e della disciplina; Wiston Churchill da cui imparò ad ispirare una nazione; Tony Blair da cui imparò quanto fosse essenziale per un leader saper spiegare idee e programmi anche a persone che non le condividono. Tutte queste persone sono state indispensabili per Mandela per via del concetto di ubuntu, che letteralmente sarebbe <<fratellanza>>. Questa idea è indispensabile per capire come gli africani percepiscono gli altri. La parola viene da un proverbio zulù, Umuntu ngmuntu ngabantu:<< una persona è una persona soltanto attraverso altre persone>>. L’idea è che non facciamo mai nulla interamente da soli. Dal loro punto di vista siamo tutti rami dello stesso grande albero. Questo è ubuntu.
Come tutti i grandi, Mandela ispirava fiducia, che è la base per un leader. Un vero leader si dovrebbe comportare ugualmente sia in pubblico sia in privato ovvero, non si dovrebbe contraddire. Mandela era davvero cosi. Questo non significa che non potesse deludere: a volte preferiva non affrontare problemi o promesse che sapeva di non poter affrontare. Una delle frasi che mi è rimasta più impressa è stata quando uno dei suoi figli gli chiese perchè non potesse restare e lui rispose che non poteva perché altri milioni di bambini avevano bisogno di lui. Si è sacrificato perché un giorno altri padri e madri non dovessero ripetere quella frase ai propri figli, lottava perché suo figlio e gli altri bambini ereditassero una nazione libera.
Duccio Bandinelli